BENESSERE & DINTORNI

BLOG di TECNOLOGIE DI BENESSERE

ALIMENTAZIONE E DIETE

sale

Dopo aver messo a dieta 6500 inglesi, uno studio sarebbe giunto alla conclusione che un regime iposodico non abbassa il rischio di ictus e infarto. Cosa c'è di vero.

L'eccesso di sale fa male alla linea e alla salute, in particolare alla circolazione. Proprio adesso che, dopo anni di studi e campagne informative, questo concetto iniziava a essere preso in considerazione dai consumatori, dalle aziende alimentari e dai governi, ecco che una ricerca scientifica britannica mette tutto in discussione.
Secondo i dati raccolti dall'università di Exeter, infatti, ridurre il consumo di sale non abbasserebbe il rischio di malattie del cuore e della circolazione. Cerchiamo di capire, allora, perchè, per essendo un composto necessario in minime quantità, non è il caso di eccedere con il sale.

Contrordine dalla nuova ricerca?

Un gruppo di scienziati dell'università di Exeter (GB) ha esaminato i dati di circa 6500 persone (con pressione normale o alta) che avevano partecipato a sette studi specifici sull'azione delle diete iposodiche. Ebbene, i ricercatori non hanno trovato un legame tra la diminuzione del sale e la limitazione del rischio di ictus e infarto.

Gli autori stessi, però, hanno spiegato che la riduzione del sale era minima e per questo, probabilmente, non si erano verificati i risultati positivi attesi.

CUORE IN PERICOLO SE SI ESAGERA

Come conseguenza della ritenzione idrica provocata da un consumo eccesivo di sale, le pareti dei vasi sanguigni si modificano e il loro diametro si riduce, ostacolando la circolazione e alzando la pressione arteriosa.

Numerosi studi hanno confermato il legame tra elevati apporti di sodio (superiori a 4,5 grammi al giorno, pari a 11,25 g di sale) e ipertensione, soprattutto nelle persone geneticamente predisposte.

Anche il cuore ne può risentire. I medici sono arrivati alla conclusione che, scendendo da 10 a 5 grammi di sale al giorno, si abbattono del 20% il rischio di ictus e del 15% quello di infarto.

CE NE SONO TANTI TIPI

Non tutto il sale è uguale: origine, composizione ed eventuali sostanze aggiunte fanno la differenza.

Di miniera o salgemma. Si estrae dai giacimenti sotterranei formatisi milioni di anni fa, dove c'era il mare. E' composto quasi esclusivamente da cloruro di sodio.

Marino. Si ottiene dall'evaporazione al sole dell'acqua di mare. Con la raffinazione perde la maggior parte dei minerali e degli oligoelementi diversi dal cloruro di sodio.

Marino Integrale E' 100% naturale, perchè non ha subito alcuna raffinazione, pertanto i suoi cristalli contengono minerali e oligoelementi, come iodio, magnesio, zolfo, zinco, rame e fosforo. Dopo la raccolta, viene lavato e subito confezionato, qiundi tende a rimanere più umido.

Iposodico. In questo prodotto una parte di sodio è stata sostituita da altri minerali (potassio e magnesio), riducendo la sua concentrazione a meno del 13,6%. E' adatto a chi segue una dieta povera di sodio.

Iodato. E' addizionato con 3mg di iodio per 100 gr di sale. Oltre a comparire in ogni negozio accanto al sale comune, in base a una normativa del 2005, il sale iodato dovrebbe essere sempre a disposizione dei clienti nei ristoranti, nei bar e negli alberghi. L'obbiettivo è combattere la carenza di iodio di cui soffrono oltre 6 milioni di italiani, che può alterare il funzionamento della tiroide. Unica avvertenza: va impiegato crudo, poichè le alte temperature della cottura distruggono lo iodio.

Le varietà colorate. Si tratta di sali con sfumature naturali, oppure aromatizzati o miscelati con erbe e spezie. I sali colorati naturali più famosi sono: il rosa dell'Himalaya, il rosso o nero delle Hawaii, il sale marino verde, il sale affumicato e quello di fiume in fiocchi dell'Australia.

E' NASCOSTO IN MOLTI PRODOTTI

Con un menù povero di sale, la salute ci guadagna: il problema, però, non è tanto quello aggiunto all'acqua della pasta o alle verdure, quanto il consumo frequente - e inconsapevole - di prodotti alimentari che ne contengono in grandi quantità. Infatti, ben il 75% del sodio che si assume quotidianamente deriva da quello contenuto negli alimenti più comuni, inziando dal pane e dai prodotti da forno (cracker, grissini, fette biscottate, biscotti, cereali per la colazione e merendine), che ne sono particolarmente ricchi.

Si, perchè il sale è presente anche nei cibi dolci. Sul banco degli imputati, poi, ci sono anche gli alimenti "salati" che ne contengono in abbondanza: i cibi sotto sale (carne e pesce); i dadi da cucina; gli affettati; i formaggi; i piatti pronti surgelati (pasta, minestre, zuppe, verdure ecc); i condimenti (maionese, ketchuo) e i sottoaceti.

(tratto da Viversani e Belli - Marzo 2012)

Share this post

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Continuando la navigazione, acconsenti all'utilizzo.