NOI E LA NOSTRA MENTE

mente

Ti accorgi che la vita diventa artificiale perchè ripeti le esperienze in modo sempre uguale. Non stai con qualcuno, stai con l'idea di amore che hai in testa e quindi una volta dopo l'altra ti ritrovi sempre nello stesso film, nella stessa trama. Così nel lavoro, così nelle relazioni, così nel rapporto con l'anima. Ma cambiare percorso si può!

 COSI' LA MENTE LASCIA INDIETRO TUTTI I PENSIERI

Un grande saggio indiano era solito insegnare camminando. Sottovoce, mentre camminava parlava e camminando dopo un po' regolarmente si perdeva nella foresta. I discepoli e chi veniva a interrogarlo provavano a seguirlo ma dopo un po' molti non riuscivano a star dietro al suo passo.

Tutti gli chiedevano quale fosse la verità, quale il suo messaggio. Lui non faceva che camminare e sussurrare. Ma il messaggio in fondo era proprio la sua azione: "Cammina e lascia tutto indietro".

Prova a pensarci: lui che non ti sposa, tua mamma con cui litighi da vent'anni, i tuoi progetti che forse si realizzano e forse no, il tuo lavoro, le persone che hai intorno: sono dietro di te, sei tu che le hai messe davanti. Sei tu che hai messo davanti ciò che non va messo davanti! Quando dici: voglio sposarmi, voglio avere dei figli, se mi lascia la mia vita è finita, devo decidere che lavoro fare...

Tutto è dietro! L'unica cosa davanti a te è la funzione creatrice che hai dentro. Bisogna lasciarla lavorare e per farla lavorare non bisogna interferire: meno decisioni prendo, meno intervengo nella mia vita, meno pensieri ci metto, più il pane della mia vita lievita. Per non interferire bisogna limitarsi a percepire, a guardare: non correggere, ma percepire. Non mettere a posto i rapporti, ma percepire. Non chiederti cosa sarà domani, ma percepire, guardare ciò che sorge in te e sapere che... tutto il resto è dietro.

1° ERRORE - Sei diventato troppo banale, aderisci a un modello sociale e mentale

"Lui non mi vuole sposare. Dice che mi ama ma non mi sposa. Dice che è bello anche così. Ma vuoi mettere un bel matrimonio? No, così io soffro troppo". L'amore porta al matrimonio; i figli sono il coronamento di una unione felice; con gli amici bisogna essere buoni e gentili ma senza esporsi troppo; un lavoro sicuro è meglio di uno incerto.

E così via: i luoghi comuni, le "verità sulla bocca di tutti" sono centinaia e riguardano ogni campo. Ma sono verità banali. Quando aderisci anche con la tua anima e questa facciata esteriore, non è più possibile distinguerti dagli altri, perdi la tua unicità. Che magari invece vuole portarti su strade diverse, verso amori originali, verso esperienze inaspettate...

2° ERRORE - Vuoi mantenere in vita qualcosa che non c'è più e forse non c'è mai stato

"Io dovevo fare la ballerina ma i miei mi hanno ostacolato e la mia vita è andata a rotoli" Ti porti dentro per anni la convinzione che tutto sarebbe stato diverso se... Ma è proprio così? E se la vita fosse ciò che non c'è più e forse non c'è mai stato? Chi ti dice che la tua fortuna non sia proprio che certe fantasie non si sono avverate?

La vita ti porta spontaneamente vicino a ciò che fa per te, se non opponi resistenza. Se il luogo in cui sei giunto stride con i tuoi sogni, non saranno i sogni a essere sbagliati? Continuando a opporti non attivi le tue capacità e trasformi la profezia - "sarà una sfortuna" - in una realtà.

3° ERRORE - Hai la testa piena di rancori e ti sembra di sbagliare sempre tutto

"Mia mamma non mi ha mai amato, non faccio che litigarci". Oppure: "Ormai lo odio, però non riesco a separarmi da lui". Relazioni malate che si trascinano infinatamente. Fanno ormai parte dalla tua identità, dell'aria che respiri, in un tale intrico dove tutto è iniziato o come fare per finirla.
Anzi, ogni tentativo aggrava il problema, ti fa sentire più deluso e accresce il rancore. Anche il sogno di tagliare i ponti e ricominciare tutto è sempre più flebile, perchè dici: "Chi mi dice che non sbaglierò tutto di nuovo?".

Non trattenere, non resistere! tutto ti può arricchiere se eviti di alzare continue barriere protettive tra te e la vita.

(tratto da: Riza n. 374 - 2012)

 

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