BENESSERE & DINTORNI

BLOG di TECNOLOGIE DI BENESSERE

NOI E LA NOSTRA MENTE

Chiudere bene un rapporto ormai finito è fondamentale perchè ci apre a nuove occasioni senza pesi mentali, situazioni che si trascinano e clamorose retromarce. Ecco i suggerimenti per imparare a gestire i momenti di crisi.

litigio

Forse non è mai stata un'abilità diffusa, quella di saper chiudere i rapporti in modo sano quando questi sono ormai esauriti. Negli ultimi anni però sembra che le cose siano peggiorate, almeno a giudicare dai resoconti delle persone che seguono una psicoterapia. Ciò che colpisce, in particolare, è che quasi sempre si vada ai due estremi: o relazioni finite che si trascinano nel tempo o brusche e conflittuali. Come se il tema del separarsi fosse ancora difficile da affrontare e da elaborare, al punto che, di fronte ad esso, molti di noi tirano fuori le parti peggiori di sè, le nevrosi irrisolte, le rabbie di antica data.

Quelli che si trascinano. Tra le molte coppi che si separano, un'alta percentuale continua a sentirsi telefonicamente, a mandarsi sms ed e-mail: si tratta di chiarimenti ulteriori, di puntualizzazioni spesso inutili, di rinfacci, di rivendicazioni, di tentativi conciliatori, di controlli reciproci (o almeno da parte di uno dei due).
Ma non solo: spesso ci si incontra di nuovo, a volte si vive ancora u  po' di intimità, si discute, si fa la pace, e quando uno sta per incontrare qualcun'altro, ecco arrivare l'sms dell'ex che chiede qualcosa. E' un atteggiamento che impedisce ad entrambi di riprendere la propria vita, tenendola "a bagnomaria" in una situazione in cui il passato si ripropone a frammenti, il presente ne viene disturbato e il futuro non riesce a essere concepito. In pratica il rapporto non si chiude, e ciò rende difficile aprire nuove vie.

E quelli che litigano. In altri casi il rapporto si è esaurito, ci sarebbe da confrontarsi e da decidere con maturità, di interrompere la frequentazione. I toni potrebbero anche essere accesi, ma la chiusura sarebbe sancita in modo realmente liberatorio. E invece o ci si insulta per poi non parlarsi più, o si sparisce, restando in entrambi i casi carichi di livore, di cose non dette e di fraintendimenti.
Tutti elementi che lavorano in modo sotterraneo nella psiche e non lasciano liberi di riprendere il cammino. E' come se una parte della mente fosse sempre impegnata a rimuovere il lascito di quel rapporto che, a tutti gli effetti, non è ancora concluso: si è interrotto, ma non è stato archiviato. Rimuovere, del resto, non significa superare un problema, ma tenerlo lì, congelato, cioè sospeso solo momentaneamente.

Ansie e inesperienza. Entrambe queste modalità di conclusione dei rapporti esprimono un'ansia da separazione: molti hanno paura del momento dello stacco, anche se quel rapporto è ormai finito. Desiderano concluderlo ma lo staccarsi mette ansia. E' un processo inconscio, che riattiva la paura arcaica di restare solo, di non essere accettato, di essere mal giudicato, di far del male all'altro (su cui proiettiamo una parte fragile di noi stessi), di non avere più quel riferimento. E, nel caso della rottura, anche il timore di avere torto, la paura del dibattito, la difficoltà a tollerare la frustrazione. E a tutto ciò si aggiunge in molti casi una reale incapacità "tecnica" di confrontarsi e di compiere i passi di una chiusura di rapporto, come se nessuno ce l'avesse mai insegnato, e forse è proprio così. Se ci pensiamo bene, infatti, fin da quando siamo piccoli ci viene insegnato come iniziare le cose, ma non come porvi fine. Siamo pieni di "rituali di inizio", ma non abbiamo per nulla l'idea che servano anche i "rituali di fine". Ad esempio c'è il rituale di matrimonio, ma la separazione avviene di solito senza rituale e quindi è caotica, conflittuale e per questo sofferta, a volte addirittura pericolosa.
Insomma: non conosciamo le leggi del lasciarsi, del concludere, che sono importanti tanto quanto quelle del mettersi insieme e dell'iniziare. Provare ad apprenderle significa sentirsi più sicuri, gestire la paura, alleggerirsi la vita e farla ripartire più spedita di prima: ne vale sicuramente la pena.

LA GUIDA PRATICA: ECCO I RITUALI CHE AIUTANO A CHIUDERE I CONTI

  • Prendi atto della fine.
    Se un rapporto è concluso, prendine atto: non scambiare qualche sussulto vitale per una vitalità più completa, le briciole non ti porteranno da nessuna parte. Non attendere che sia l'altro a prendere la decisione, per non sentirti in colpa. E non aspettare che non sia doloroso, soprattutto se è stato un rapporto intenso.
  • Non agire per egoismo.
    A volte non chiudiamo del tutto le relazioni ormai logore e le teniamo in stand-by, creandoci nel tempo un mondo di "mezzi rapporti" a cui rivolgerci per avere gratifiche o conferme, o da usare in caso di solitudine. Ma è controproducente perchè rischia di bloccare la vita sia degli altri che di noi stessi. Usciamo dall'egoismo: ostacola sempre lo sviluppo.
  • Legittima la scelta.
    Chi rompoe i rapporti invece di chiuderli, scomparendo all'improvviso o scomponendosi in scenate del tutto fuori luofo, non riesce mai a ripartire veramente. E' olto meglio legittimare i motivi della propria decisione, così da non essere male interpretati o strumentalizzati. La fuga e la scenata lasciano il conto aperto. Comunichiamo, non accumuliamo.

ABBIAMO PAURA A DIRE LA PAROLA "FINE". MA SPESSO E' IL REGALO MIGLIORE DA FARE A ENTRAMBI

(tratto da: Riza psicosomatica n.371/2012)

Share this post

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Continuando la navigazione, acconsenti all'utilizzo.