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NOI E LA NOSTRA MENTE

Più vicini e più lontani - Esistono quattro diverse zone che ci circondano come "bolle": più il rapporto è confidenziale e meno distanza si tiene.

comunicazione verbale e non verbale

 

Stai alla larga. Oltre alla gestualità delle mani, alla mimica facciale, alla posizione del corpo e allo sguardo, una delle più importanti forme di comunicazione non verbale è la distanza che teniamo dagli altri. La disciplina che studia la gestione dello spazio rispetto a chi ci circonda si chiama prossemica. Chi abita nelle grandi città se ne rende conto più degli altri: in genere si cammina lungo i marciapiedi senza prestare molta attenzione agli altri, non si guarda e non si sorride a nessun passante che non si conosca, quando si sta in piedi in metropolitana ci si sente leggermente infastiditi dalla vicinanza dei corpi altrui. "Questi comportamenti sono da imputare non a una mancanza di socievolezza, ma al frutto di un adattamento al sovraffollamento. Anche perchè la stessa persona che tra le vie della sua città non bada a nessuno, magari in un sentiero di montagna non esita a salutare con gran sorrisi l'ignoto escursionista che incrocia il suo cammino" spiega Marco Costa, docente di Psicologia evoluzionista all'Università di Bologna. "L'uomo, del resto, è un animale territoriale e difende il proprio spazio e le proprie risorse. In tutti i luoghi particolarmente affollati si notano comportamenti simili. Basti pensare a come ci si siede lontani uno dall'altro anche se lo scompartimento del treno è vuoto o al disagio che si prova quando qualcuno chiede se il posto di fianco al nostro è libero.

Le 4 Bolle. L'entità della distanza necessaria per sentirsi "al sicuro" è diversa a seconda dei rapporti, delle situazioni e anche delle culture. Secondo l'antropologo americano Edward T.Hall, esistono però quattro diverse zone interpersonali, che come bolle ci avvolgono circondando il nostro territorio. Nella "zona intima" (tra 0 e 40cm) lasciamo entrare genitori, fidanzati, amici fidati. La "zona personale" (tra 40cm e 120 cm dal corpo) è dedicata ai conoscenti o ai colleghi e corrisponde all'incirca all'estensione delle braccia, mentre quella "sociale" (tra 120cm e 300cm) agli sconosciuti.
C'è poi una "zona pubblica" (oltre i 300cm), usata da un oratore che parla a un gruppo di persone. "La distanza tenuta la dice molto sul rapporto e sulla percezione che una persona ha nei confronti dell'altro" continua il docente. "Anzi, è probabilmente la misura più accurata per stabilire la profondità di coinvolgimento psicologico fra due persone. I maschi tendono a mantenere distanze interpersonali maggiori rispetto alle femmine e sono anche più sensibili al sovraffollamento". Ci sono però eccezioni e casi particolari: mentre uno sconosciuto che invade la zona intima ci mette a disagio facendoci allontanare, quando a toccarci è invece un medico, la vicinanza viene tollerata.

Effetto Specchio. L'intesa che c'è tra due persone si può valutare anche da come ci si "copia" a vicenda; questo fenomeno si chiama "mimesi posturale" o "effetto camaleonte" e consiste nell'imitare i comportamenti dell'altro. "Più il legame interpersonale è stretto, come quello tra innamorati, più la comunicazione non verbale si sincronizza e nel caso dell'innamoramento raggiunge i massimi livelli" spiega Costa. "Abbiamo notato tramite osservazioni che, al contrario, chi sente il bisogno di differenziarsi dal gruppo non imita. In un insieme di persone a maggioranza femminile, per esempio, un uomo tende a volersi diversificare stando fisicamente più lontano, o disponendosi ad angolo o di fronte alle donne. Assume cioè, inconsapevolmente, un atteggiamento non imitativo".
Un tipo molto particolare di comunicazione non verbale avviene poi attraverso la voce: tono, velocità, intonazione, volume ma anche pause e silenzi sono fondamentali per capirsi bene. "La disciplina che studia l'aspetto emotivo delle parole si chiama paralinguistica" spiega Paolo Balboni, docente di Scienze del Linguaggio e direttore del Centro linguistico dell'Università Cà Foscari di Venezia. "una stessa frase pronunciata modulando diversamente le unità prosodiche, cioè i toni, il volume, la velocità, può cambiare radicalmente di significato". Così anche "Vai a buttare la spazzatura", detta con dolcezza può diventare una frase d'amore. Se poi accompagniamo la richiesta con un sorriso vero (quello che fa arricciare anche gli angoli degli occhi) il gioco è fatto: comunicazione trasmessa con successo.

La tecnica di Psych-k® lavora benissimo con la comunicazione e in particolar modo con quella non verbale (auditiva, cinestesica) permettendo di bilanciare la modalità che non funziona al meglio.

 

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