BENESSERE & DINTORNI

BLOG di TECNOLOGIE DI BENESSERE

BENESSERE

Pennebaker

Una volta si teneva un diario. Lo scopo principale era quello di registrare i momenti più significativi della vita, sottraendoli all'oblio. Ma in realtà l'esperienza di scrivere di se stessi, e degli episodi che animano la vita interiore di ciascuno di noi, era ed è un'occasione propizia per portare alla luce quanto non riusciamo ad esprimere nella vita di tutti i giorni, indaffarati in mille incombenze.

Negli anni, la capacità della scrittura di rappresentare i conflitti psicologici ma anche di esprimere e mettere a frutto le gioie della vita è stata al centro di una vasta ricerca in ambito psicoterapeutico.
Sono nate diverse scuole e tra queste una delle più famose è quella di James Pennebaker, che dirige il dipartimento di psicologia dell'università del Texas, ad Austin.
Il suo metodo di scrittura espressiva, messo a punto negli anni 90 e descritto nel libro "Opening up", è attualmente utilizzato da molte persone, soprattutto negli Stati Uniti.
Prima di entrare nel merito, riportiamo alcune semplici avvertenze.
Dopo una sessione di scrittura, a volte ci si può sentire stanchi, o "esauriti" o addirittura tristi. L'effetto della scrittura espressiva varia da persona a persona. A lungo andare, però, di solito si notano miglioramenti del benessere psicologico.
Come si fa a sapere allora se il metodo sta funzionando? Pennebaker di recente ha notato che, praticando questo tipo di scrittura, si passa progressivamente dalla prima persona singolare ("io") alla prima plurale ("noi") e c'è una tendenza negli scritti a mettersi nei panni degli altri, ad assumere il loro punto di vista. Diamo ora un'occhiata al metodo Pennebaker!

Di cosa scrivere?
Dei problemi in cui attualmente siete maggiormente coinvolti. Può essere una difficoltà sul lavoro, una parola che vi è stata rivolta e che vi ha ferito, oppure un ostacolo nella relazione con amici e familiari. Metterla per iscritto può farvi sentire meglio.

Posso parlare dei miei sentimenti?
Certamente. Dovete scrivere di quello che provate in merito al problema che state descrivendo. L'importante è sforzarsi per dare uno sfogo alle vostre emozioni più riposte.

Non scrivo bene:può essere un problema?
Non deve essere un problema. Non è necessario curare la forma, l'obiettivo non è quello di vincere un premio letterario. Perciò, se rileggendo trovate qualche errore di grammatica e sintassi, ritenetelo un fatto normale. Passate oltre e vedete il lato positivo: siete riusciti a portare alla luce qualcosa di voi.

Quando devo scrivere?
Quando ne avete voglia. Non deve essere considerato un obbligo ma un momento della vostra intimità. Uno spazio da riservare a voi stessi.

Posso far leggere lo scritto ad altri?
E' possibile farlo, se ci tenete. Ma lo scopo della scrittura espressiva è in primo luogo quello di scrivere per se stessi. Questo è molto importante. Se mentre scrivete pensate di rivolgervi ad un'altra persona, potreste perdere il beneficio principale, cioè quello di guardarvi dentro e di riportare quanto avete visto senza la necessità di "vestirlo" per renderlo più gradito o comprensibile ad altri.

Faccio fatica a scrivere di me: come posso fare?
E' importante abituarsi. All'inizio la vostra psiche può opporre resistenza. Oppure, ci sono delle difficoltà a trovare le parole giuste per esprimere il proprio stato d'animo. Con l'esercizio, e sapendo che ne possono derivare benefici, tutto questo può essere superato.

 

DIMMI COME SCRIVI E TI DIRO' CHI SEI

Le ultime ricerche di James Pennebaker si sono indirizzate allo studio dello stile di scrittura. Il presupposto è che quando scriviamo, inconsapevolmente riveliamo delle caratteristiche di noi stessi.
Non è però il contenuto cosciente quello che importa, ma l'uso delle cosiddette "particelle funzione" cui di solito non attribuiamo valore. In pratica i pronomi (io, noi, lei), le preposizioni (su, con), le congiunzioni (ma, se), gli avverbi (molto, davvero) e persino li articoli (il, la, un).

Per esempio, lo stile formale è caratterizzato dall'suo frequente di articoli e preposizioni, mentre si trovano pochi avverbi e pochi pronomi come "io e "noi" (i cosiddetti pronomi "I-words"). Questo stile, sostiene Pennebaker, manifesta un maggior interesse per il proprio statu sociale, per il proprio grado gerarchico all'interno del gruppo, una minore tendenza a fumare e bere alcool. Si riscontrano in genere meno problemi come ansia e depressione ma anche meno interesse per concetti come l'onesta. Invecchiando lo stile tende ad essere sempre più formale.
All'estremo opposto c'è lo Stile personale che prevede un largo impiego di "I-words": le persone che usano questo stile manifestano il bisogno di parlare di se stessi o di sentirsi accettati o parti di un gruppo. Le "I-words" rivelano anche una minore tendenza a dire bugie.

(tratto da L'altra Medicina n.03 2011)

Share this post

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Continuando la navigazione, acconsenti all'utilizzo.