Questa volta le accuse non cadono sui medicinali venduti in rete, bensì su alcuni di quelli dispensati in farmacia che, contenendo sostanze non a norma, potrebbero essere pericolosi.
Si torna a parlare di farmaci "a rischio". Questa volta non si tratta di prodotti farmaceutici contraffatti, scaduti o mal conservati, come quelli che spesso vengono proposti online. Stiamo parlando di farmaci che una persona acquista con la più totale tranquillità in farmacia, magari con la ricetta medica e spendendo cifre non indifferenti.
Molecole generiche o farmaci griffati ancora sotto brevetto, ma accomunati da un sospetto: che contengano principi attivi non puri, o lavorati in condizioni non ottimali, importati da Paesi orientali.
La denuncia è dell'Associazione nazionale produttori principi attivi e intermedi per l'industria farmaceutica, che ha proposto ispezioni obbligatorie nei siti produttivi al di fuori della Ue. Sono necessarie per tutelare la salute dei cittadini?
LA DENUNCIA: importate materie prime impure
A lanciare l'allarme è stato, poche settimane fa, Gian Mario Baccalini, presidente di Aschimfarma (Associazione nazionle produttori principi attivi e intermedi per l'industria farmaceutica), che fa parte di Federchimica.
Secondo la denuncia, alcuni medicinali prodotti dalla grande industria e regolarmente autorizzati dalle autorità competenti, conterrebbero principi attivi "impuri", acquistati a basso costo in Paesi dove l'unico "controllo" previsto è l'autocertificazione di chi li vende.
Questi principi attivi di scarsa qualità, infatti, non vengono prodotti in Italia e nemmeno in Europa, dove gli organismi competenti effettuano controlli di qualità. Sono fabbricati in Paesi orientali come Cina e India e le aziende che li acquistano per poi utilizzarli nei prodotti farmaceutici industriali, generici o di marca, non hanno la possibilità di verificare la qualità.
10% I FARMACI CHE POTREBBERO CONTENERE SOSTANZE CONTAMINATE
Coinvolti molti medicinali
Secondo Aschimfarma, in Europa il mercato dei principi attivi è invaso da sostanze prodotte lontano dal controllo delle autorità europee. Al momento non esistono dati precisi sull'entità del fenomeno ma, secondo la denuncia dei produtori italiani dei principi attivi, riguarderebbe almeno una confezione su dieci.
Sarebbe possibile, dunque, che circa il 10% dei farmaci in vendita in Italia sia composto da sostanze contaminate o, comunque, non pure.
Questo può causare danni alla salute, perchè un principio attivo deve essere puro almeno al 95% e spesso fino al 99%. In circolazione ci sarebbero alcune confezioni di farmaci prodotti con sostanze pure solo al 70%, con un rischio tossicologico elevato.
Il problema era già esploso nel 2008, quando un anticoagulante, l'eparina, contenente un principio attivo di incerta fabbricazione, provocò 149 morti negli Stati Uniti. Più recentemente, grandi quantitativi di gentamicina, principio attivo di un noto antibiotico, sono stati ritirati in Germania.
In Italia, i nuclei antisofisticazione dei carabinieri hanno sequestrato partite di mesalazina, un diffuso antinfiammatorio intestinale, anche in questo caso adulterate.
LA PROPOSTA: ispezioni nei siti di produzione
Per tutelare i cittadini e le industrie dal pericolo della contraffazione "silente", le imprese che producono principi attivi nel nostro Paese avvertono della necessità di effettuare ispezioni obbligatorie nei siti produttivi al di fuori della UE.
In occasione del forum Aschimfarma 2011 sul tema "La contraffazione delle materie prime farmacologiche", svoltosi lo scorso ottobre a Roma, i produttori hanno proposto di istituire un organo per la difesa della salute del cittadino, la lotta alla contraffazione e la tutela della competitività dell'industria europea verso i Paesi extra Ue. Si dovrebbe creare un sistema di controlli ispettivi per tutti gli impianti (in patria e all'estero) che realizzano principi attivi e farmaci venduti sul territorio nazionale.
(tratto da: Vivesani e Belli n.23 2011)